“Lettere dalla Kirghisia” di Silvano Agosti


La Kirghisia è il Paese dove :
- nessuno lavora più di tre ore al giorno e il resto del tempo viene dedicato alla vita
- quando qualsiasi cittadino compie 18 anni gli viene regalata una casa
-  chi vuole fare l’amore, porta in bella vista un piccolo fiore azzurro

Dal paese di Kirghisia Silvano Agosti invia lettere di una semplicità disarmante e stupefacente.

Lettere dalla Kirghisia è un sogno, meraviglioso perché elementare, di chi ha capito che l’essere umano è il più prezioso dei capolavori.
Su questa consapevolezza si può iniziare a costruire un mondo migliore, a misura d’uomo.
Con rispetto e tanto buon senso.
Un libro di poche pagine, che si legge in un soffio e per giorni riempie il cuore di immaginazione e speranza.

Prima lettera dalla Kirghisia

Cari amici,
non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene reale e comune.
Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere. Arrivando in Kirghisia, ho avuto la sensazione di “tornare” in un Paese nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse. Il mio strano “ritorno” in questo meraviglioso Paese, è accaduto dunque casualmente. Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale. In ogni settore, pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili…


Rispondendo alle lettere di Silvano Agosti, Fabio Volo scrive:

"Caro Silvano, ho pochissimo tempo per scriverti, devo andare di corsa a fare un lavoro importante. Da quando però ho condiviso un po' di Kirghisia con te, mi chiedo molte cose. Primo: perché sono sempre di fretta? Secondo, i miei appuntamenti sono veramente importanti? È successo qualcosa di strano con le tue lettere. Ho capito che, senza accorgermene, mi sono abituato a non vivere. I miei impegni sono così lontani dalla vita e dalle cose che realmente vorrei fare, e spesso faccio fatica a trovare stimoli per andare avanti. Vivo nella speranza che arrivi presto il fine settimana per avere un po' di tempo libero per me ma poi quando ce l'ho, spesso mi capita di non sapere come spenderlo. Non sono più abituato a stare con me stesso e ad ascoltarmi. Come sono potuto arrivare a questo? Come ho potuto permetterlo? I pensieri che ho fatto in questo periodo grazie a te mi stanno dando la forza per concepire una nuova vita. Sto progettando una serie di cambiamenti e questi pensieri diverranno azioni. Sto già meglio..."