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Progetto “Al Kamandjati”

Al Kamandjati, che in arabo significa il violinista, è un’organizzazione no-profit franco-palestinese fondata dal musicista Ramzi Aburedwan nel 2002.
La Fondazione si occupa della creazione e della gestione di scuole di musica per bambini palestinesi che vivono nei campi profughi.
La musica come strumento di speranza per un futuro migliore fatto di normalità e armonia.
La possibilità di pace e giustizia in Palestina dipenderà da loro, dai bambini di oggi.
Per questo Ramzi è convinto che si debba investire su di loro.
Al Kamandjati si propone di portare avanti un progetto culturale direttamente all’interno dei Territori Palestinesi Occupati.
L’obiettivo è di creare scuole di musica per i bambini che vivono nei campi profughi in collaborazione con ONG palestinesi ed internazionali.
Attualmente Al kamandjati è presente in Cisgiordania, nella striscia di Gaza e nel Libano meridionale.

Raccolta di fondi e strumenti musicali.

Per la realizzazione del progetto, l’associazione organizza concerti e spettacoli teatrali in diverse città: Angers, Parigi, Aubagne, Bagnolet, Lilla, “Escales Festival” a Saint Nazaire, Londra.
Ai partner, produttori di strumenti musicali, Orchestre, Conservatori, e liutai, Al Kamandjati chiede un aiuto per coprire le spese scolastiche dei bambini iscritti nelle proprie scuole di musica, e per i seminari e i workshop che svolge nei villaggi e nelle città in Libano e Palestina.
Un impegno che si concretizza con la raccolta di strumenti e libri musicali , leggii e tutti gli altri materiali didattici utili.

Ramzi Aburedwan

Nato a Betlemme nel 1979, trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Ramallah, nel campo profughi di Al Amar.
Luoghi segnati dalla prima Intifada.
E’ Ramzi Aburedwan il bimbo che lancia la pietra nella foto divenuta il simbolo dell’inizio dell’Intifada.Un gesto istintivo dopo aver visto morire ucciso dal fuoco israeliano il suo amico d’infanzia e compagno di giochi.
Ma è la musica a riconciliarlo con la vita, a fargli scoprire come elaborare la sofferenza, la rabbia, l’amarezza in modo creativo.
La musica come rinascita.
Nel ’97 l’incontro decisivo della sua vita.
Ad Amman, in Giordania, conosce il professore di musica palestinese Mohamed Fadel.
L’insegnante, che è un rifugiato, organizza un workshop musicale in collaborazione con il Conservatorio di Ramallah e grazie a un finanziamento del Consolato Francese di Gerusalemme.
E’ qui, a Ramallah che Ramzi incontra quella che sarà la sua compagna di viaggio : la viola. Lo strumento “magico” che gli insegnerà a volare oltre i muri, i confini, e le appartenenze.
Altro personaggio chiave del suo destino, il violista Peter Sulski, il professore di musica di Londra che lo porta negli Stati Uniti per rappresentare il Medio Oriente nei festival del 1997,1998 e 1999.
Ma è con Fraincois Hetsch, docente di viola al conservatorio di Parigi e ad Angers, che l’impegno e il talento di Ramzi vengono premiati.
Opportunità che arriva con una borsa di studio statale in Francia .
Oggi Ramzi è un musicista di fama internazionale che non dimentica però il suo passato, e soprattutto, che pensa al futuro, occupandosi del presente di quei bambini, che come lui, sono vittime delle follie del mondo ; delle quali , i campi profughi, sono il segno tangibile .

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